By Published On: 9 Dicembre 2021

Inutile girarci intorno: le misure da parte dello Stato a sostegno delle famiglie – e fra queste l’incremento del fondo per la gratuità del libro di testo – assieme alla redditività nell’editoria sono state il punto su cui tutti i partecipanti sono andati a parare durante il confronto nella seconda delle tre giornate organizzate a Napoli da Anarpe per l’assemblea nazionale.

Il dibattito del 19 novembre pomeriggio ha avuto come titolo “Distribuzione e vendita: problemi ed opportunità nel cambiamento” nell’ambito di un titolo ancora più significativo per la categoria degli agenti rappresentanti dei libri, che individuava nella figura del promotore editoriale la vera forza dell’editore. Ed è stato su questo concetto condiviso pienamente da tutto il parterre che si è avviato il ragionamento sullo stato dell’arte con un focus dedicato al settore scuola.

In collegamento da remoto sono intervenuti Paolo Tartaglino (presidente Aie), Alessandro Zaila e Alain Mantelli (direttore generale e direttore commerciale del Centro Libri Brescia) che hanno interagito con Antonio Terzi (vicepresidente Sil), Gianfranco Lieto (presidente Ali Campania) e Vincenzo Calò a fare gli onori di casa come presidente Anarpe.

Il punto sulla situazione era assai ben conosciuto anche dalla platea, ma è servito a ricordare come l’avvento della tecnologia – dall’e-commerce all’e-book – abbia modificato i comportamenti della clientela, nonostante gli aspetti tradizionali sembrano rappresentare ancora un punto fermo.

“Il canale tradizionale di vendita del libro – ha affermato Antonio Terzi (Sil) – rappresenta la vera garanzia di un acquisto corretto, anche se si registra una disaffezione crescente della clientela verso l’acquisto del libro di testo. Rinnovi delle edizioni, l’impossibilità crescente di scambiarsi i libri e la percezione di sproporzione tra la spesa e l’utilità del libro rendono il cliente sempre meno incline alla spesa”.

Il rapporto con la clientela deve essere gestito in un’ottica differente dal passato e per questo anche la libreria scolastica si trova a dover affrontare sfide impegnative in un mercato multicanale. “Bisogna investire molto – ha confermato Gianfranco Lieto (Ali) – anche sul personale che deve essere formato e in grado di interagire con le nuove tecnologie e comunicare con i social. Bisogna offrire ai propri clienti servizi nuovi, dall’avviso tramite sistemi di messaggistica telefonica, alla possibilità di effettuare cambi”.

Per dare la possibilità alle librerie di essere al passo con i tempi, il Centro Libri di Brescia offre ormai da tempo uno spazio all’interno del suo portale, mettendolo a disposizione dei rivenditori più piccoli per consentire loro di avere una “vetrina” online.

C’è poi il problema della tempistica nelle consegne e c’è anche il problema dell’affollamento nella richiesta dei libri di testo che tocca il suo apice con l’avvio dell’anno scolastico. In entrambi i casi, l’accento cade sui grossisti e sulla distribuzione. Alcune grandi concentrazioni sul mercato dell’editoria come per esempio la De Agostini che potrebbe finire nelle mani di Mondadori potrebbe ripercuotersi sulla situazione degli ordini avvantaggiando ancora di più i colossi dell’e-commerce, primo fra tutti Amazon.

In questo contesto entra ancora più in gioco il ruolo del promotore scolastico. Come sottolineato da Paolo Tartaglino (Aie) “I promotori non consegnano libri, ma assistono, supportano e aggiornano i docenti, comprendendone le esigenze e trasferendole agli editori. Bisogna garantire loro l’accesso alle scuole, valutandone tempistiche e dettagli con circolari ministeriali”.

Non vi è dubbio che l’ingresso dei promotori editoriali nelle scuole sia stato fortemente ostacolato in questi ultimi due anni di pandemia, così come la didattica a distanza a cui si è dovuto far ricorso ha accelerato l’uso di contenuti in formato digitale. “Sì, è vero – ha commentato il presidente di Anarpe, Vincenzo Calò – ma come ci siamo detti al Salone del libro di Torino, il libro cartaceo rimane il punto di forza nell’editoria scolastica. È altrettanto vero però che il libro digitale non consente il fenomeno dell’usato. I nostri fatturati sono conseguenza della vendita del libro nuovo; sottolineo nuovo. Il problema è semmai un altro: la vendita è canalizzata in maniera diversa rispetto al passato e questo ci fa perdere il controllo proprio delle vendite. Nel nostro lavoro è importante che il servizio sia fluente e puntuale se vogliamo migliorare la marginalità”. Si arriva così al cuore del problema: l’aumento delle vendite dei libri in un contesto di sconti, marginalità ridotte e ridotta capacità di spesa da parte delle famiglie. Per questo l’incremento del fondo di gratuità da 103 a 133 milioni di euro ipotizzato nella manovra finanziaria ancora in pieno iter parlamentare è stato il punto a cui miravano tutti gli interventi. Eppure anche sul punto di comune interesse (e come non essere d’accordo sull’aumento di un fondo?) sono emersi dei distinguo. Per il presidente campano di Ali, Lieto, la totale gratuità per tutti non è un’idea buona, auspicando invece la possibilità di poter utilizzare uno sgravio fiscale per i testi scolastici e semmai anche per la varia.

Antonio Terzi (Sil) ha puntato sulla proposta di far accollare allo Stato una percentuale del tetto di spesa attraverso un voucher da rilasciare agli studenti al momento dell’iscrizione all’anno scolastico. “Un voucher – ha spiegato meglio – che si faccia carico senza distinzione di reddito, almeno di quel 15% della spesa che dirotta le famiglie all’acquisto in GDO, ovviamente azzerando il tetto di sconto massimo applicabile”

Anche per il presidente dell’Aie la detrazione fiscale è lo strumento opportuno per l’acquisto dei libri di testo da parte delle famiglie ed è necessario adeguare i tetti di spesa fermi ormai dal 2012 anche a fronte delle nuove discipline inserite e di nuovi ordinamenti. Questo consentirebbe ai docenti di poter scegliere al meglio fra le proposte degli editori. E i promotori del libro che cosa ne pensano? Anche Anarpe, per voce di Calò ha messo l’accento sulla spendibilità nella libreria dei fondi ritenuta importante al pari dell’aumento del fondo stesso. Pieno accordo anche sull’aumento del livello di detraibilità ritenuto una misura strettamente collegata al diritto allo studio, soprattutto nei confronti delle famiglie meno abbienti. “Noi, tutti gli anni, veniamo additati come affamatori del popolo – ha fatto notare Calò – perché i libri di testo costano tanto. È meglio acquistare un libro in più e un paio di scarpe in meno, tanto per portare un esempio. Oggi togliere di colpo il 15% di sconto sarebbe una rivolta nei nostri confronti, nei confronti degli editori, della libreria, nei confronti di tutti. Ma motivare questo depauperamento dello sconto con la detraibilità, le agevolazioni per i meno abbienti, gratuità e via dicendo un messaggio in grado di arrivare con maggiore forza. L’idea del voucher può funzionare, ma con una parte di tetto di spesa all’interno. Il tavolo deve essere completo e per far fronte alle nuove sfide è necessario reiterare incontri e scambi di idee con l’intera compagine”.